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lunedì 27 agosto 2012

DEPRAVAZIONE 2


-Levati quello che hai addosso e mettiti questo.
Ordino Arturo a Lorena, era un vestitino molto corto di un rosso acceso, il materiale elastico molto avvolgente che metteva in rilievo tutte le forme del suo corpo, a trentasette anni era molto sensuale oltre ad avere delle belle forme ben tornite e senza un kilo di troppo, il suo viso esprimeva tutta la sua dolcezza e sottomissione  nei confronti di quel uomo sessantaseienne cosi perverso che era diventato il loro maschio alfa e dominava sia lei che il marito, portandoli sempre di più nella perversione
Lorena non aveva mai neanche provato un abito cosi volgare, le arrivava appena sotto il sedere.
Riccardo il marito, era in piedi al fianco della moglie in silenzio provando un misto di vergogna gelosia ed eccitazione,  Riccardo era convinto che la stava facendo vestire cosi come una puttana per eccitarsi poi come al solito sarebbero andati a letto a scopare.
Arturo le fece mettere delle scarpe anche loro rosse con i tacchi altissimi, che aveva portato insieme al vestito poi la mandò in bagno a truccarsi.
-Mi raccomando il trucco deve essere pesante. Le disse.
Cinque minuti dopo quando Lorena tornò.
La squadrò e disse.
-Più rossetto sulle labbra, deve essere più marcato, più pesante il neretto sulle ciglia, sbrigati che dobbiamo uscire.
Le gotte di Lorena sono diventate rosse dalla vergogna.
-Non immaginavo mi voleste portare fuori Padrone.
-Sbrigati. E tu servo vai a prendere la macchina e aspettaci sotto casa. Disse rivolto a Riccardo che ubbidì senza fiatare.
Prima di uscire, Arturo si avvicino a Lorena e le infilò la mano sotto la gonna, cominciò a palparle la fica umida per l’eccitazione.
-Perfetto sei in calore, andiamo.
Quando camminava il vestito risaliva fino al pube.
-Da questo momento sei una puttana, la mia schiava puttana, allarga un po’ le gambe quando cammini, devi essere volgare.
Davanti alla porta Lorena lo supplicò con il tono più umile che poteva.
-La prego, questo no Padrone, la prego, mi vergogno.
-E’ questo che voglio schiava, voglio che tu provi vergogna,
Riccardo attendeva in macchina sotto casa, pochi metri dopo l’ingrasso del elegante condominio dove vivevano, scese ad aprire la portiera posteriore per far entrare i due, poi la richiuse e entrò in macchina, Arturo le diede un biglietto con scritto un indirizzo, quando lo lesse ebbe un momento di esitazione, poi partì.
Dopo circa mezzora erano in periferia, si fermò davanti una casa isolata con un insegna luminosa. “ Las Vegas. Club Privè”
-Parcheggia dal altro lato della strada e entra dal retro nel cortile, dille che se il mio autista. Ordino Arturo a Riccardo mentre scendeva dal’auto.
Arturo suonò il campanello, dopo pochi secondi la porta si è aperta, il locale era piccolo con una minuscola pista da ballo. C’erano poche persone qualche donna vestita in modo volgare come Lorena e soprattutto uomini di una certa età.
-Vai subito sulla pista a ballare, muovi bene il culo e se ti vedo abbassare il vestito, ti punisco duramente qui davanti a tutti, e ricordati che chiunque può toccarti dove vuole senza che tu possa dire niente.
Quando Riccardo entrò nel locale, vide sua mogli che ballava cercando di fare dei piccoli passi perché l’abito non risalisse troppo.
Si senti cosi inadeguato cosi incapace di difenderla da quel uomo perverso che era entrato nella loro vita e in un attimo era diventato il loro padrone, era umiliante non riuscire a proteggerla dalle sue perversioni.
Ad un gesto di Arturo Lorena andò a sedersi vicino a lui, dopo qualche secondo si è aggiunto un uomo i due hanno parlato per qualche minuto, mentre Lorena ascoltava in silenzio, poi l’uomo portò Lorena a ballare un lento, lei si è subito incollata al suo corpo e lui le ha appoggiato la mano sul sedere e cominciò a palarla vistosamente, con l’altra mano le ha abbassato l’orlo della scollatura facendole uscire il seno.
-Mi ha detto Arturo che se molto ubbidiente? Disse lo sconosciuto.
-Ha detto che posso toccarti come voglio. Ha aggiunto mente le infilava le dita nella vagina, Lorena solo allora si accorse che il marito era arrivato e vedeva tutto stando in piedi vicino al bar.
Per un istante ha pensato che sarebbe intervenuto a trascinarla via ma invece fu Arturo ad intervenire.
-Questa troietta ti costa cinquanta euro per un pompino. Disse
Lorena non si era mai sentita cosi umiliata e piena di vergogna.
L’uomo estrasse la banconota dal portafoglio e la diede ad Arturo, poi lui e Lorena sparirono in un separé, Arturo fiero di sé e del suo potere andò al bar e con i cinquanta euro offrì da bere per tutti tranne che per Riccardo al quale ordinò di tornare in auto e aspettarli li. 

mercoledì 1 agosto 2012

VENDETTA 4 “LA SVOLTA”

L’errore fatale lo commisi una sera di primavera, quando invitai Ediz a casa mia a cena e per vedere una partita, Ediz cominciò subito a fare apprezzamenti su Loredana che ci serviva la cena con l’uniforme da cameriera come faceva sempre quando c’erano ospiti.
Ediz era Turco aveva 60 anni e viveva in Italia da venti aveva l’unico Take Away di Kebab della nostra zona e venivano anche da altri paesi vicini per prenderlo, gli affari le andavano molto bene tanto che più di una volta mi ha chiesto se le vendevo il mio ristorante.
 Nel suo locale ci lavoravano la moglie Italiana Angela di 45 anni e una schiera di suoi connazionali che cambiavano in continuazione.
Ediz era un uomo con un grande carisma affascinate con lo sguardo penetrante la pelle olivastra e i capelli bianchi, in paese giravano parecchie voci e sicuramente aveva reso cornuti diversi paesani
Per la prima volta vidi Loredana che si prodigava più a servire l’ospite che me, di solito mi rivolgeva tutte le sue attenzioni, in oltre notai che accentuava il suo modo di ancheggiare.
Dopo cena mentre guardavamo la partita, senza girarci troppo in torno Ediz mi disse.
-Ho voglia di scopare la tua cameriera . mi disse
-Non c’è problema Ediz te la chiamo. Le risposi
Chiamai Loredana che entrò in salotto con un sorriso malizioso,  Ediz senza dire una parola si avvicinò si apri la patta dei pantaloni e lo tirò fuori prese una mano di Loredana e gli mise in mano il suo membro già duro, al contatto con il grosso pezzo di carne Loredana divenne rossa in volto, dopo un attimo cominciò a masturbaglielo.
-Mettiglielo in bocca. Le sussurrai.
Ediz mi rispose con un cenno del capo e trascino Loredana sul divano facendola sdraiare mentre lui si accomodò a cavalcioni sopra il suo viso in modo da poterla penetrare in bocca.
Lei lo accolse un po’ a fatica viste le dimensioni lui spingeva con vigore facendoglielo sprofondare nella gola.
Io osservavo la penetrazione del immenso cazzo di Ediz nella gola di Loredana, vedevo le sue guance gonfiarsi e sgonfiarsi ritmicamente .
-Adesso scopatela. Sussurrai
Ediz lo sfilò dalla bocca, io le alzai divisa e grembiulino e subito lui lo infilò nella vagina di Loredana, fu vedendo la sua espressione di dolore e rilassamento mentre il grosso membro entrava e avanzava nella sua vagina che capii di essere innamorato di Loredana.
Lei incominciò ad incoraggiarlo addirittura a pregarlo.
-Ti supplico mettimelo tutto dentro.
Lui aumentò il ritmo, io addirittura cominciai a temere che un cazzo cosi grosso le avesse procurato danni
Notai una smorfia di dolore sul suo viso poi la sentii mugugnare.
-ah ah si cosii cosii sei enorme, spaccami pure sfondami ti prego.
Ediz cominciò a spingere in modo furibondo e più spingeva più lei lo incitava
Non ce la facevo più il mio uccello scoppiava e la mia mano aumentava il ritmo.
Quando Loredana gridò il suo piacere ed ebbe un lungo orgasmo visibilmente intenso non resistetti più ed eiaculai con energia mentre Ediz continuò ancora un po’ poi si sfilo ed esplose il suo sperma sulla pancia di Loredana.
Dopo qualche minuto andai a prendere un asciugamano in bagno e cominciai a pulire lo sperma sulla pancia di Loredana poi mi misi anche ad asciugare il poderoso membro di Ediz.
-Ho voglia di un caffè disse Ediz lo stallone superdotato.
-Vado subito a fartelo, Loredana lo vuoi anche tu? Dissi
-Si anche per me. Rispose Loredana con la voce rauca.
Poco dopo servii a ai due un vassoio con due tazze di caffè, poi senza dire una parola Ediz si rivesti e se ne andò.
Loredana si era rialzata dal divano, io andai ad inginocchiarmi davanti a lei e le dissi.
-Loredana, concedimi l’onore di diventare mia moglie?
-Tua moglie ! io voglio diventare la moglie di Ediz altro che la tua.
-Ma è già, sposato, lo sai.
-Dopo essere stata con un uomo come lui come posso accontentarmi del tuo cazzettino che confronto a lui non esiste.
-Ti prego sposami, tutto quello che è mio diventerà anche tu, sarai una delle donne più ricche del nostro paese, se non la più ricca.
-Accetterai che Ediz sia il mio amante e giri regolarmate per casa come e quando vuole e non fari storie.
-Certo accetto.
-Va bene allora ti sposo.

Tre mesi dopo io e Loredana ci sposammo regolarmente nella chiesa del nostro paese, Ediz fece da testimone , il pranzo di nozze ebbe luogo nel mio ristorante, naturalmente Nadia la mamma di Loredana aveva già smesso di lavorarci come lavapiatti ed ora faceva la signora con la figlia passando il tempo a spendere i miei soldi nei negozi e a bere apertivi nei tavolini al aperto dei bar.