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venerdì 21 giugno 2013

IL PLAYBOY A NEW YORK

“Lorenzo Monti  ha quaranta anni ed è un uomo affascinate, scapolo,un tipo virile, brillate, sa conquistare, sa come scandire le sue giornate a ritmo del divertimento dello sport senza rendersi schiavo del lavoro e della rutine.

Vive a Milano in un elegante condominio di

Corso Vercelli e si gode la vita alla grande.
fa il ripresentante di una prestigiosa azienda calzaturiera.

I suoi risparmi saggiamente investiti le

garantiscono un buon reddito.

Possiede anche un bel appartamento a Londra in Pont Street nell’ elegante quartiere di Knightsbridge a due passi da Hyde Park e naturalmente vicino alla London by night più esclusiva.”

Da qualche mese si trova a New York dove sta curando il lancio sul mercato Americano della Marchi shose, la prestigiosa azienda calzaturiera dove lavora come rappresentante, dopo una lunga trattativa, il vecchio proprietario ha venduto Tutto a John Wright, imprenditore statunitense, garantendo per se e per i suoi figli una pensione dorata, ma Giuseppe Marchi il vecchio proprietario aveva pensato anche ai suoi dipendenti esigendo nel contratto che tutta la produzione sarebbe stata a Varese ameno per cinque anni.
 Jane “Wright” la figlia del ricco uomo d’affari ha un debole per Lorenzo e già al loro primo incontro le si era concessa anche se non in modo totale, in quanto la ragazza è decisa a rimanere vergine fino al matrimonio. 
Lorenzo è nel suo ufficio nel Financial district della Lower Manhattan, dove sta organizzando il lancio pubblicitario, Anny la sua segretaria, una stupenda ventiseienne di colore che le ha sempre dato l’idea di una pantera nera soprattutto per via dei suo occhi scurissimi, lo avvisa che c’è in linea la “Signora Jane Wright”.                                              
-Sto arrivando a farti un po’ di compagnia. Lo informa.                                                                                                                  
-Bene ti aspetto.
Le risponde.                                                    
Dopo circa mezzora Jane, entra nel suo ufficio, appena la vede con indosso una gonna nera con un leggero spacco laterale che fa intravedere gli autoreggenti, una camicia bianca stretta che mette in risalto le forme,  è già eccitato, le si avvicina e la prende tra le braccia la fa appoggiare alla scrivania e le mette la mano sotto la gonna aprendole le gambe, Jane si stimola molto con i suoi modi decisi ma non bruschi, Lorenzo le passa la mano nella fighetta completamente bagnata e disponibile. Comincia a leccarla da sopra le calze e sale fino ad arrivare al orlo degli autoreggenti, la sta facendo impazzire di desiderio. 
Sale con la lingua fino al altezza del linguine, Jane comincia a gemere, lui le succhia i suoi umori mentre le mani le stringono i seni, Jane ha il primo orgasmo e con le mani lo tiene incollato al suo linguine e spinge il bacino verso di lui in modo da farlo entrare il più possibile, Jane sta ottenendo un grande piacere, comincia a dimenare il sedere le arriva un altro orgasmo questa volta ancora più intenso, Lorenzo si stacca e indirizza il pene verso la su vagina.
-No! No! Mormora lei.
-Lo sai che devo rimanere vergine per mio marito.
Poi le si inginocchia tra le sue gambe e comincia a masturbarlo con il suo seno, dopo un po’ capisce che sta per venire, china la testa e socchiude le labbra, comincia a leccarle la cappella, con una mano le massaggia i testicoli tenendo l’altra sul pene, lui viene nella sua bocca, lei non riesce a trattenerlo tutto data la quantità e parte le cola su mento e sul seno.
Con un abile colpo di lingua le risucchia le ultime gocce di sperma rimaste sul suo sesso lasciandolo stremato.
-Jane, sposati in fretta che ho voglia di scoparti davvero. Le dice.
Lei sorridendo gli risponde.
-No caro mio io sarò la più fedele delle mogli.
Entrambi scoppiarono a ridere.
Dopo che Jane se ne è andata, nonostante il piacere ottenuto, sente dentro di se ancora il desiderio, ha voglia di una scopata vera, per fortuna una telefonata di lavoro lo distrae dal pensiero, ma dopo pochi minuti le basta vedere la stupenda pantera Anny perché le ritorni il desiderio.
-Questa sera inaugurano un nuovo locale sulla quinta Avenue, ti va di accompagnarmi. Le chiede.
-Non posso, canto nel coro gospel e stasera ho le prove. Gli risponde.
-Fantastico ho sempre sognato sentire un coro gospel, posso venire a sentirti?
-Certo se ti va di arrivare fino ad Harlem.
-Bene, potremmo cenare da Sylvia’ s. Propone Lorenzo
-Non posso devo passare a trovare mia mamma. Gli risponde Anny la pantera.
-Ok, allora facciamo un'altra volta. Le dice, senza far trasparire il suo nervosismo, Anny faceva la preziosa aveva sempre qualcosa di più importante da fare, molto probabilmente non era minimamente attratta da lui. “Va bene capita” pensa irritato dalla situazione.
Finito il lavoro, con calma si concede una passeggiata al Pier 17 dove si rilassa scoreggiando un aperitivo guardando il Brooklyn bridge, dopo pochi minuti nota una bellissima donna biondissima che anche lei sorseggia un aperitivo “Sembra un attrice” pensa.
Si avvicina attacca discorso con classe e disinvoltura, si chiama Jennifer ha 35 anni separata, biondissima occhioni grandi nocciola, si vede che è una che fa sport, il fisico e tonico, dopo aver chiacchierato per mezzora la invita a cena, lei accetta volentieri.
“E fatta.” Pensa Lorenzo, ma dopo cena lei non vuole farsi riaccompagnare a casa e chiama un taxi.
“Accidenti che brutta giornata, Oggi il mio fascino non ha funzionato.” Pensa.
Ogni tanto una giornata storta capita anche a lui, meglio tornare in hotel e ricaricarsi riposando per il giorno dopo.
Entrando nella hall del Pierre dove ha una suite, vede Anny.
-Qualche problema? Le chiede.
- C’è uno sciopero dei mezzi pubblici scattato mezzora fa, che in pratica mi rende impossibile tornare a casa.
-Prendi un taxi, metti pure il conto sul rimborso spese.
-Non vuoi ospitarmi bella tua suite, per stanotte. Gi dice con fare ammiccante
Appena chiusa la porta della camera, Anny si accovaccia e gli e lo tira fuori, lo sfiora con le dita e lo ammira mentre si gonfia lentamete, comincia a leccarle i testicoli, lui si lascia fare sorridendo, proprio non si aspettava quel finale di giornata, Anny lo prende in bocca e comincia a leccare con la lingua.
Ogni tanto lui la prende per i capelli e la costringe ad aspirarlo tutto, fino a quando è sul punto di eiaculare, lo tria fuori le fa alzare mette le mani sotto la gonna le strappa le mutandine, la spinge contro un tavolo, lei si appoggia sopra, gli e lo sfrega fra le chiappe e poi lo fa scivolare verso la sua vagina mentre le massaggia le tette poi la infilza con un colpo solo, Anny addirittura gode mentre gli e lo stava mettere dentro, sentendosi completamente presa e riempita, per circa una ventina di minuti la scopa con vigore, lei ha un orgasmo dietro l’altro mentre lo incita a scoparla finche finalmente eiacula svuotandosi completamente, la trascina nel letto, dopo pochi secondi la volta, le inumidisce l’ano con la saliva e le infila il pene di nuovo splendidamente eretto fino in fondo ricomincia a pistonarla, fino a quando la inonda nuovamente.
-Mi hai fatto sentire la tua schiava. Gli sussurra con voce calda e dolce.
 

mercoledì 5 giugno 2013

IL SULTANO

Hassan era comodamente seduto sul divano di casa mia, Luisa mia moglie era in cucina a preparare il pranzo con Amina la moglie di Hassan, in realtà la seconda moglie di Hassan, la prima stava in Marocco con i tre figli. Haifa, Jaffar, Rana.Amina era italiana e si chiamava Anna ma quando aveva sposato Hassan e aveva preso il nome di Amina anche lei aveva avuto tre figli da Hassan, Ahmad, Ismail, Amir che erano nel cortile a giocare.
Mia figlia Bianca stava apparecchiando la tavola aveva 18 anni ed era davvero una brava ragazza, tutto sembrava nella normalità degli ultimi mesi, cioè da quando Hassan e la sua famiglia si erano trasferiti nel palazzo dove viviamo,
Hassan aveva 51 anni, Marocchino alto 1 e 85 per 100 kg baffi neri e carnagione scura, abitava nell’ appartamento a fianco al nostro, aveva una forte personalità e ultimamente era diventato un frequentatore assiduo di casa nostra, io nel mio profondo intimo,speravo che fosse diventato l’amante di mia moglie, Hassan era una persona di grande carisma, qualche mese fa lo avevo visto che le toccava il sedere e lei non si era affatto ribellata anzi aveva accettato il trattamento senza fiatare, per me essere cornuto era un piacere lo sentivo dentro di me nelle viscere e speravo che lui e Luisa fossero diventai amanti, ci eravamo sposati giovani e quando mia moglie aveva venti anni ed ero sicuro che non mi aveva mai tradito anche per via della sua educazione profondamente cattolica e dal fatto che veniva da una famiglia molto puritana
Hassan era un uomo forte con un carattere autoritario sicuramente capace a letto e in grado di farle provare piaceri e sensazioni incredibili, ne ero sicuro.
Luisa usci dalla cucina annunciando che era pronto, indossava un vestitino estivo leggero ed era avvolta da un grembiule da cucina blu, a 40 anni ne dimostrava 10 di meno alta un metro e settanta castano chiaro viso regolare occhi nocciola con una terza di reggiseno e le curve al posto giusto.
Hassan si alzò e andò a sedersi a capotavola, ormai quel posto e quella sedia erano diventati suoi come se fosse il padrone di casa, Anna/Amina si affacciò alla finestra e chiamò i figli, a 47 anni era una bella donna bionda anche se ormai i suoi capelli erano sempre nascosti sotto il niqab, il velo arabo, aveva le labbra carnose e gli occhi di un azzurro molto intenso, indossava il abaya, tipico vestito femminile arabo, sopra aveva un grembiule bianco.
Quando i bambini arrivarono correndo urlando e spintonandosi Amina le disse.
-Bambini venite a salutare il vostro nuovo fratellino nella pancia di Luisa.
Quelle parole mi fecero sbiancare in volto.
Lei come se niente fosse si accarezzò la pancia con orgoglio e gli occhi raggianti, io mi sentivo morire dalla vergogna e dalla umiliazione, rimasi sconcertato e ammutolito, ma dopo un attimo mi sentii impazzire dall’eccitazione.
Dunque non solo mi aveva fatto le corna ma aveva portato al estremo il senso del tradimento rimanendo incinta di Hassan.
Pensai a quanto era sublime il fatto che a me ora spettava accollarmi gli oneri che la gravidanza di Luisa mi imponeva e tutto ciò che ne conseguiva, tutto il dovere e la responsabilità di crescere un figlio mentre lui aveva avuto esclusivamente il piacere di andarci a letto e ingravidarla.
Ahmad, Ismail, Amir festanti andarono intorno a Luisa, anche Bianca timidamente le era andata vicino.
-Mamma. Le disse e si abbracciarono.
Amina mi disse.
-E tu non sei contento? Non ringrazi neanche Hassan di quello che ha fatto per voi?
Non riuscivo a parlare, in preda ad emozione troppo forte.

Non riuscii a mangiare quasi niente, per tutto il pranzo evitavo gli sguardi dei commensali, appena finito di mangiare, i bambini tornarono ai loro giochi nel cortile Hassan tornò a sedersi sul divano, Amina e Luisa si misero a sparecchiare e lavare i piatti, mia figlia Bianca le portò il caffè su di un vassoio, lui prese la tazzina e lo bevve di un fiato poi guardò Bianca negli occhi e le disse.
-Vieni qui e mettiti sopra di me
Come un automa, lei ubbidì, Hassan si abbassò i pantaloni, aveva il cazzo teso e duro, si sdraiò sul divano, Bianca mi mise sopra di lui al altezza del suo uccello e cominciò a dimenarsi, lui si mise le mani dietro la testa e le disse.
-Questa volta devi scoparti da sola, voglio guardarti mentre godi.
Bianca spinse tutto il peso del suo corpo sul cazzo di Hassan e si lasciò andare, subito ebbe un orgasmo, si fermò solo un attimo per riprendersi e ricominciò ad andare su e giù, altri orgasmi seguono il primo mentre Hassan con le mai sulle sue tette gli e le stringe forte finche mia figlia esausta si abbandonò sul suo corpo, lui non uscì dalla sua fica e dopo un po’ comincia ancora a muoversi dentro di lei, Bianca si abbandonò al suo corpo lui raggiunse l’orgasmo esplodendole dentro, lei era distrutta da quella appassionante scopata.
Io ero sconvolto troppe emozioni in poco tempo, mia mogli e mia figlia erano ormai diventate sue, Hassan ormai era diventato il sultano della mia famiglia, dentro di me provai un intensa gioia.