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martedì 10 aprile 2012

IL MASCHIO DOMINANTE

Mia moglie Marta ha 31 anni è una bella morettona, formosa ma ben proporzionata, una gran bella donna, lavora come cameriera nel ristorante più rinomato della nostra zona.
Siamo sposati da quattro anni e almeno da due è l’amate del proprietario, una uomo di 62 anni tarchiato con i pochi capelli rimasti grigi, un tipo molto arrogante dispotico con tutti soprattutto con i dipendenti, tanto che il personale cambia spesso per via dei suoi modi bruschi e per il suo modo di gestire il locale come fosse il suo feudo, infatti lo ha chiamato proprio
“ IL FEUDO”  e fa vestire i dipendenti in abiti medioevali, le povere cameriere devono servire ai tavoli con quei abiti lunghi e ingombranti cuffiette in testa e grembiuloni  che le arrivano fino ai piedi, nonostante l’aria condizionata dopo dieci minuti sono tutte sudate come delle fontane.
Lui di cucina non se ne intende, non credo abbia mai cucinato neanche un uovo sodo, al inizio ha sfruttato le doti culinarie della moglie che era la proprietaria del ristorante lasciatogli dai genitori e lavorava come una matta mentre lui sempre in giacca e cravatta, stava alla cassa a riscuotere, la povera donna circa 3 anni fa è morta di infarto mentre stava lavorando, lasciandolo libero e ricco, avendo guadagnato tanti soldi ingaggia i migliori cuochi e il locale è sempre pieno nonostante i prezzi piuttosto alti.
Vincenzo, cosi si chiama è un tipo a qui piace dominare e umiliare, ha cosi trovato la sua giusta posizione con me e mia moglie, che abbaiamo un carattere remissivo.
Io non sono un suo dipendente, lavoro in una azienda nel paese vicino al nostro, però spesso le faccio da autista o lo accompagno quando esce a fare due passi, le vado a comprare il giornale, le sbrigo delle commissioni, lui mi da ordini secchi e decisi che non ammettono repliche, insomma il nostro è un classico rapporto servo-Padrone, nei giorni festivi vado anche ad aiutare al ristorante come lavapiatti aggiunto, per dare una mano alla donna che lavora li regolarmente, per Vincenzo è molto eccitante vedere che faccio lo sguattero per lui, dice che gli e lo fa venire ancora più duro quando scopa mia moglie in tutti i modi possibili, nonostante la sua età è ancora molto vigoroso usa mia moglie sessualmente oltre ogni limite, le ha fatto capire che lei è solo un mezzo “ La sua svuota coglioni.” cosi la chiama.

Abitando in un piccolo paese, la gente sa tutto di tutti e su di noi si fanno molti pettegolezzi, anche perché
Vincenzo non cerca affatto di essere almeno un po’ discreto, infatti anche al ristorate davanti a dipendenti e clienti, a volte la palpeggia, a volte la tira a se cercando di baciarla lei prova a sfuggirle ma senza troppa convinzione per vergogna e se lui insiste cede e si baciano senza pudore.
Io nonostante sia irritato provo un senso di servile soggezione nei confronti di quest’ uomo cosi arrogante, soprattutto quando ha questo atteggiamento di desiderio erotico verso mia moglie.
Marta sostiene che per lei l’uomo è fatto per dominare e la donna per ubbidire e servirlo le piace essere umiliata, ama lasciarsi trattare da schiava. Se Vincenzo le ordinasse di camminare a quattro zampe lo farebbe immediatamente, in oltre a tutti e due piace subire la frusta come segno di sottomissione

Qualche domenica fa, stavo lavando le padelle del fritto da quasi due ore, la patina di grasso da scrostare era durissima, Vincenzo entrò in cucina e venne direttamente da me nella zona dell’acquaio dove stavo lavorando.
–Prendi uno straccio e vai a pulire il cesso, che un cliente ha vomitato dappertutto.
Fu l’ordine secco.
Io presi il secchio e lo straccio e lo seguii camminando dietro di lui, come al solito in un abito elegante, mentre io avevo un grembiule in cerata marrone e i guanti di gomma.
Attraversammo la sala sotto gli sguardi dei clienti, molti dei quali mi conoscevano, davanti ai bagni alcuni di loro aspettavano con aria disgustata.
-Adesso l’inserviente pulisce. Ha detto.
Mi sono messo a pulire vincendo lo schifo del odore, umiliato come non mai davanti a quelle persone che chiacchieravano tra di loro, qualcuno faceva battute pesanti,Marta che ha seguito la scena mi guardava in modo strano, un misto tra disprezzo e compassione, anche Vincenzo guardava con aria trionfante.
Qualche ora più tardi quando tutti i clienti  e dipendenti se ne erano andati e il locale era chiuso ha ordinato a me a Marta di metterci con la faccia rivolta ad una parete della sala, mia moglie aveva un espressione di paura e cieca ubbidienza che mi eccitava, ci ha frustato molto forte sulle natiche e sulle cosce, Marta si contorceva dal dolore ad ogni colpo, ma non si lasciò sfuggire nemmeno un lamento mentre invece io oltre a qualche urlo mi sono anche messo a piangere e lo imploravo di smettere ma più urlavo
Pietà pietà Padrone, vi prego basta Padrone pietà”.
Più lo imploravo più lui mi frustava con forza, quando finalmente ha smesso ha detto.
“Ti meriti una punizione esemplare per non aver subito la frusta in silenzio, questa volta ti inculerò.”
“No, la prego Padrone. Tutto ma non questo Padrone.”
Lui si e messo a ridere sonoramente, era troppo umiliante cosi davanti a mia moglie.
“ Sono sicuro che ti piacerà farti rompere il culo schiavo.”
Mi ha sputato sulle chiappe e mi ha infilato un dito.
“ Ti conviene rilassarti al massimo o sentirai molto male”
Ero in preda al terrore al disgusto e alla vergogna, ho sentito il glande appoggiarsi al mio ano e poi ha affondato con forza, ho urlato.
“Taci puttanella, spingi in dietro il culo che no è ancora tutto dentro” e affondò ancora di più, ormai non avevo più una briccola di orgoglio.
Mi stava inculando duramente con possenti colpi, ero sfondato spaccato in due al improvviso ho sentito che veniva emettendo grugniti osceni, il suo sperma quasi bollente mi arrivò fino nelle budella, stava godendo nel mio culo mi stava riempiendo di sborra ed io subivo sotto gli occhi di mia moglie umiliato e peno di vergogna,
“Sei una femminuccia ti farò diventare una troietta vogliosa al mio servizio e di chi ne avrò voglia io”
Disse con deprezzo.
Pur essendo disgustato di me stesso e del mio servilismo, mi sentivo pieno di felicità.

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