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giovedì 9 febbraio 2012

ELISA cap 4

La mattina dopo la svegliai leccandole i piedi come mi aveva ordinato la sera prima di addormentarsi.
- Brava schiavetta, cominci bene - Mi disse Aminah con fare arrogate, da padrona.
Lei come prima cosa prese il guinzaglio e lo agganciò al collare che portavo al collo, si alzò dal letto e cominciò a tirarmi. Docilmente la seguii fino in bagno dove lei fece i suoi bisogni, poi si alzò e mi ordinò di ripulirla con la lingua. Al primo momento ebbi forti conati di vomito nel leccare le gocce residue di urina ma poi, pian piano, mi abituai.
All’ improvviso Aminah, quando reputò che avessi finito, mi diede un forte strattone per farmi staccare dalla sua fighetta.
Andammo in cucina e mi fece preparare la colazione solo per lei, visto che Antonio era già uscito di casa. Oltre al latte e i biscotti che c’erano, pretese che le preparassi anche delle uova.
Quindi mi fece mettere un piatto vuoto per terra, vicino alla sua sedia e si mise a mangiare con calma. Ogni tanto buttava gli avanzi nel piatto posato a terra, a volte vi risputava pezzi di biscotti o uova che aveva già masticati. Quando ebbe finito mi ordinò di mangiare la mia colazione che altro non era che quello che aveva buttato fino ad allora nel piatto a terra.
Mi veniva da piangere, lo stomaco mi si era chiuso. Mi sembrava di morire dallo schifo e dalla vergogna.
- Non vuoi mangiare? Sappi che non avrai altro e devi essere in forma perché pomeriggio verrà il mio amico Hafiz che ti aprirà per bene, sia davanti sia di dietro. Così domani sari pronta per il tuo debutto -
Ed Hafiz arrivò. Era uno splendido ragazzo Nigeriano trentenne alto circa un metro e novanta fisico incredibile, tutto muscoli e potenza, vestito tipo rapper americani. Quando si spogliò rimasi sbalordita dal suo pene, non avevo mai visto una cosa simile.
“Impossibile che possa mettermelo dentro tutto, non può starci”, pensai.
Ero impaurita e si vedeva ma Aminah sadicamente gli disse:
- Non avere pietà di questa troietta, sfondala per bene -
Il dolore all’inizio fu lancinante. Urlai e piansi dal male. Una volta entrato, quando cominciò il suo andirivieni, capii che il peggio era passato. Hafiz era di una virilità e di una potenza sovraumane, non ero mai stata scopata in quel modo. Mi sentivo davvero posseduta e riempita completamente. Andò avanti per un periodo di tempo che non so definire, facendomi venire a ripetizione tantissime volte, mai e poi mai mi ero sentita così. Le lacrime di dolore ora erano diventate lacrime di gioia e quando raggiunse l’orgasmo mi sentii inondata da un fiume caldo dentro di me.
Per tutto il giorno e la notte successiva fui posseduta ovunque da Hafiz, quell’uomo stupendo con la pelle color d’ebano. Mi addestrò anche a dare piacere con la bocca e con ogni parte del mio corpo.
- Sei una brava schiava Elisa - Disse a notte fonda, dopo che gli avevo fatto l’ennesimo pompino, infilandomi il suo cazzo fino in gola e bevendo tutto il suo nettare.
- Mi piacerebbe che tu fossi mia -
- Sarei immensamente onorata di diventare la vostra schiava, posso sperarlo? -
- Non so, dipende dal tuo padrone. Ma sappi che io sono molto duro con le mie schiave che tra l’altro marchio a fuoco e questo sarà un marchio che porterai per sempre -
- Implorerò il mio padrone di cedermi a voi - Dissi decisa.
La sera successiva Aminah organizzò un’asta tra i suoi clienti più facoltosi, chi di loro avesse vinto mi avrebbe avuto per l’intera notte. Con mio grande rammarico Hafiz non fu ammesso. Mi fecero salire su una pedana, io indossavo solo una minigonna di pelle e le scarpe con il tacco 12 rosse.
- Signori, Elisa ha 18 anni eppure sa già cosa un uomo vuole per essere felice, per il suo debutto si parte da 500 euro - Disse Aminah nel presentarmi ai suoi clienti.
-600, 800, 1500,1600,1800 nessuno offre di più?
- Duemilacinquecento - Disse un uomo che fino a quel momento era stato zitto.
- 2500 e uno, 2500 e due, 2500 e tre, aggiudicata al signor Enrico -
Enrico era un uomo dall’apparente età di sessantacinque anni, con uno guardo perfido.
Andammo in stanza e nonostante l’età si dimostrò molto in forma. Mi palpeggiò con durezza, si fece spogliare poi si sedette in poltrona e si fece fare un pompino. Mi dedicai a lui con grande passione. Poco prima che lo facessi godere mi fermò, mi fece girare e mettere in ginocchio con le natiche rivolte verso di lui, prese una frusta, me la passò sulle natiche e poi cominciò a colpirmi.  Io, come mi aveva detto Aminah il giorno prima, (“…se il cliente vuole frustarti devi agitare le natiche in segno di sottomissione…”) cosi feci.
Enrico apprezzò con grande piacere il mio gesto. Non colpiva con molta forza ma avevo comunque il culo in fiamme e non riuscivo a trattenere i lamenti. Più andava avanti più la sofferenza diventava insopportabile. Chiusi gli occhi e provai a pensare che era  Hafiz a frustarmi, da lui lo avrei accettato. Bastò questo pensiero per farmi bagnare, cosi quando l’uomo smise di frustarmi e venne a passarmi un dito sulla figa, la trovò umida e decise, perciò, che era il momento di scoparmi.
Il pensiero di  Hafiz mi aveva salvata.
Enrico mi penetrò in modo rude,  era eccitato e dava con foga, fino a godermi dentro quando, sfinito, si addormentò di colpo.



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